giovedì 18 agosto 2016

MONTE SANT'ANGELO (PUGLIA)

Nella città di Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, si trova il  Santuario di San Michele Arcangelo



Il Santuario di San Michele Arcangelo


Il Santuario sorge su un’altura, circondato dal tipico paesaggio impervio e verdeggiante del Gargano, dove la candida facciata accoglie i pellegrini con due grandi arcate, sovrastate da una nicchia con la statua di San Michele.


L’origine del Santuario di San Michele risale al 490, anno della prima apparizione dell’Arcangelo Michele sul Gargano.  


A partire dal 650, l'area nella quale sorgeva il santuario entrò a far parte dei domini longobardi, direttamente soggetta al Ducato di Benevento.


Il popolo germanico nutriva una particolare venerazione per l'arcangelo Michele, nel quale ritrovava le virtù guerriere un tempo adorate nel loro dio della guerra Wodan, corrispondente al dio germanico Odino, e già a partire dal VII secolo considerò tale luogo come il santuario nazionale dei Longobardi. 


Il  Santuario gode del titolo di Basilica Giubilare eterna, come ha sottolineato il Santo Padre Giovanni Paolo II durante la Sua ultima visita nel 1987.




Il Santuario



 Da molti secoli è meta di innumerevoli pellegrinaggi penitenziali in virtù della grazia dell’ indulgenza plenaria, che si può ottenere con la confessione sacramentale.


Nelle sue apparizioni, San Michele ha promesso che Qui dove la roccia si spalanca i peccati degli uomini possono essere perdonati. Questa infatti è una Casa speciale in cui qualsiasi colpa può essere cancellata, qualsiasi cosa, se chiesta qui nella preghiera ed è per il bene dell’anima richiedente, sarà da me intercessa presso la santissima Trinità ed esaudita.


Nelle tante Sue apparizioni, l’Arcangelo Michele si presenta come il Vigile ed il Custode della Sacra grotta, Lui stesso la consacra e per Sua intercessione dalla Trinità Santissima è concesso il perdono di tutti i peccati.




Statua di San Michele Arcangelo



La Sacra Grotta è stata prescelta da secoli come meta di pellegrinaggi, luogo di preghiera e soprattutto di riconciliazione con Dio.


Infatti, nel corso dei secoli,  si sono recati in visita in questo luogo di culto così antico milioni di pellegrini e numerosi papi (Gelasio I, Leone IX, Urbano II, Alessandro III, Gregorio X, Celestino V, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II) e sovrani (Ludovico II, Ottone III, Enrico II, Matilde di Canossa, Carlo d'Angiò, Alfonso d'Aragona, Ferdinando il Cattolico).


Anche San Francesco d'Assisi si recò in visita Monte Sant’Angelo per lucrare il perdono angelico,  ma non sentendosi degno di entrare nella Grotta, si  fermò in preghiera e raccoglimento all'ingresso, baciando la terra e incidendo su una pietra il segno di croce in forma di "T" (Tau).


L’Arcangelo Michele è il Principe delle milizie celesti: è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di Arcangelo, menzionato nel Libro di Tobia.


Il nome Michele deriva dall'espressione Mi-ka-El che significa Chi è come Dio?  (in latino invece Quis ut Deus), ed indica il suo ministero di combattere il male nelle sue più varie realtà e dare la giusta gloria a Dio.


L'arcangelo Michele, comandante delle milizie celesti, è ricordato per aver difeso la fede in Dio; è colui che per primo si è posto contro Lucifero per difendere Dio dai suoi numerosi attacchi.

Nel calendario liturgico cattolico si festeggia come San Michele Arcangelo il 29 settembre, con San Gabriele Arcangelo e San Raffaele Arcangelo.

Il Suo culto nasce in Terra Santa e si diffonde velocemente anche in oriente.


La Sua venerazione è testimoniata nella Sacra Scrittura già nell’Antico Testamento (ne parla infatti il profeta Daniele), dove si presenta come la guida spirituale del popolo ebraico, il custode difensore di Israele.


All’interno della Grotta, si trovano numerose opere, tra cui la statua di S. Michele, scolpita nel marmo bianco di Carrara da Andrea Contucci (detto anche il Sansovino) nel 1507; la cattedra episcopale (prima metà del secolo XI); la statua di S. Sebastiano (XV secolo); l’altare della Madonna del Perpetuo Soccorso (uno dei più antichi altari della Celeste Basilica), l’altorilievo della SS. Trinità, la statua della Madonna detta di Costantinopoli, il bassorilievo di S. Matteo apostolo ed evangelista.


La parte più suggestiva della Basilica sono le Cripte: sono composte da due ambienti le cui strutture sono state realizzate in due fasi immediatamente successive l’una all’altra.


Le cripte, lunghe circa 60 metri, si sviluppano fin sotto il pavimento della Basilica. In esse sono conservate numerose sculture, provenienti dagli scavi del santuario, dall’ex chiesa di S. Pietro e dalle rovine dell’abbazia benedettina di S. Maria di Pulsano, che risalgono ai secoli VII-VIII fino al secolo XV.


La prima apparizione  di San Michele è detta del "Toro" e risale al 490 d.C., allorquando Elvio Emanuele, ricco possidente di Siponto, smarrì il miglior toro della sua mandria.  Dopo averlo a lungo cercato lo ritrovò all'interno di una impervia grotta. 




Particolare della Grotta


Tuttavia, Elvio non riuscì ad avvicinarsi al suo toro.  Qualcosa gli impediva di entrare, e il toro non ne voleva sapere di uscire. 

Così, preso da un raptus d'ira, Elvio scagliò contro il toro una freccia con l'intenzione di ucciderlo.  La freccia, però, come per miracolo, cambiò direzione, tornò indietro e colpì Elvio ad una gamba. 

Meravigliato Elvio si recò da Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, per descrivere l’accaduto.


Dopo averlo ascoltato, il vescovo indisse tre giorni di preghiera e di penitenza, al termine dei quali san Michele Arcangelo gli apparve in sogno dicendo: Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra, è una mia scelta, io stesso ne sono vigile custode. Là dove si spalanca la roccia, possono essere perdonati i peccati degli uomini.  Quel che sarà chiesto nella preghiera, sarà esaudito.




Particolare della Grotta


La seconda apparizione è detta della "Vittoria" e avvenne due anni dopo, nel 492 d.C, sempre a Siponto,  assediata dagli Eruli, comandati da Odoacre.


Siponto era ridotta allo stremo ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ottenne tre giorni di tregua da Odoacre. 


Gli eruli erano un popolo pagano ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ordinò alla popolazione di pregare e di fare penitenze per avere l'intercessione dell'Arcangelo protettore il popolo di Dio. 


Qui riapparve l'Arcangelo promettendo loro la vittoria. Rincuorati dal messaggio, gli assediati uscirono dalla città dando inizio ad una furiosa battaglia accompagnata da una tempesta di sabbia e grandine che si rovesciò sugli invasori. Questi, spaventati, fuggirono.  In segno di riconoscenza, tutta la popolazione di Siponto salì sul monte in processione. Ancora una volta, però, il vescovo non osò entrare nella grotta.


La terza apparizione è detta della "Meditazione" in quanto è la prima che lascia un segno tangibile della presenza di San Michele Arcangelo. 


Il Vescovo Lorenzo di Maiorano, riconoscente a San Michele Arcangelo per la vittoria contro gli Eruli, aveva ottenuto da Papa Gelasio I il permesso di poter consacrare la grotta in cui San Michele era apparso.


Papa Gelasio I espresse parere positivo sulla vicenda ordinandogli di entrare nella grotta e consacrarla insieme ai vescovi della Puglia dopo un digiuno di penitenza.


Il vescovo eseguì l'ordine, ma l'Arcangelo San Michele apparve per la terza volta annunciando che la cerimonia di consacrazione non sarebbe stata necessaria poiché egli stesso aveva consacrato la grotta con la sua presenza.


Il vescovo ordinò allora la costruzione di una chiesa dinnanzi all'ingresso della grotta che venne dedicata all'Arcangelo Michele il 29 settembre 493.


La sacra grotta rimane fino ai giorni nostri come un luogo di culto mai consacrato da mano umana e ha ricevuto, nel corso dei secoli, il titolo di Celeste Basilica.


Nel 1656, poichè l'Italia meridionale era infestata dalla peste, l'arcivescovo di Lucca, Alfonso Puccinelli, decise di rivolgersi a san Michele con preghiere e digiuni.


 All'alba del 22 settembre, mentre era assorto in preghiera, in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant'Angelo, avvertì come un terremoto e subito dopo San Michele gli apparve ordinandogli di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M. A. (Michele Arcangelo).


Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste.


L'arcivescovo eseguì l'ordine dell'Arcangelo e la città fu subito liberata dalla peste. A ricordo del miracolo, l'arcivescovo fece innalzare un monumento al santo nella piazza della città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone della stanza dove è avvenuta l'apparizione. 


La città di Monte Sant'Angelo è  molto conosciuta anche per il suo particolare tipo di pane, cosiddetto Pane di Monte, che può pesare fino a 6 o 7kg a pagnotta, e che si può mangiare fino a 8/9 giorni da quando è stato sfornato, e per l’ottimo olio extravergine di oliva.

Un dolce caratteristico è rappresentato dalle ostie ripiene, formato da due cialde di ostie con ripieno di mandorle tostate, caramellate con zucchero e miele.

Se ti trovi a Monte Sant’Angelo non puoi lasciarti sfuggire l’opportunità di visitare San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio, distante appena 25 Km circa.


Molto belli, soprattutto nel periodo estivo, Peschici, Rodi Garganico, Baia di Campi e Mattinata. 

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