venerdì 19 agosto 2016

LA BASILICA DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI IN ASSISI


La Basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi è una chiesa di rito cattolico romano, che risale all'XI-XII secolo.  E’ il luogo sacro per eccellenza della spiritualità francescana.


Basilica di Santa Maria degli Angeli

Venne costruita fra il 1569 ed il 1679 per volontà del Papa San Pio V, con il preciso scopo di custodire le cappelle della Porziuncola, del Transito ed il Roseto, e per accogliere i numerosi pellegrini che si recavano a visitarle.

Ha la dignità di Basilica papale. Le basiliche papali sono quelle che godono del più alto rango nell’ambito della Chiesa cattolico-romana: ve ne sono quattro a Roma (basiliche maggiori) e due ad Assisi (basiliche minori: Basilica di San Francesco e Basilica di Santa Maria degli Angeli). 

In cima alla facciata del tempio, nel 1930, venne posta la statua della Madonna degli Angeli, in bronzo dorato, modellata dal Colasanti e fusa dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze.


Statua della Madonna degli Angeli


Nelle navate laterali della Basilica vi sono 10 cappelle: 5 sulla navata sinistra e 5 sulla navata destra. Di particolare rilevanza, sulla navata di destra, si possono ammirare quelle consacrate alla Madonna dell’Assunta e a San Michele Arcangelo.

La Basilica fu appositamente ideata e costruita intorno alla chiesetta della Porziuncola. Infatti, il suo nome originario era Santa Maria degli Angeli in Porziuncola. All’inizio fu concepita come una struttura semplice, che potesse racchiudere e custodire la Porziuncola stessa, per favorire la preghiera ed il raccoglimento dei fedeli.



Porziuncola


La Porziuncola fu costruita probabilmente tra il 900 ed il 1000; essa apparteneva ai monaci benedettini del monte Subasio, e venne poi ceduta a Francesco quando lui la scelse come luogo principale della sua vita.

Francesco era molto legato alla Porziuncola: in quella chiesa piccola e semplice amava raccogliersi in preghiera per incontrare il Signore. Disse San Bonaventura che Il Santo amò questo luogo più di tutti gli altri luoghi del mondo.

Egli scelse la Porziuncola come sede privilegiata della sua esistenza e come posto ideale per costituire la prima comunità di frati: Questo è il luogo nel quale San Francesco, spinto da ispirazione divina, dette principio all’ordine dei frati minori (San Bonaventura, Vita di San Francesco).



Francesco e gli altri frati fondarono un piccolo convento all’aperto, costruendo diverse cellette (in realtà erano piccole capanne) intorno alla Porziuncola, che all’epoca si trovava nel mezzo del bosco di querce circostante. Il tutto era circondato e custodito, per così dire, da un recinto.

In questo primo rudimentale convento, i frati si raccoglievano in preghiera all’interno della Porziuncola, e da lì Francesco li mandava a due a due nel mondo per annunciare il Vangelo.


Interno della Porziuncola

Nella Porziuncola avvenne un fatto molto importante: nel 1216 Francesco ebbe la visione di Gesù e di Maria che gli promisero che avrebbero esaudito qualsiasi sua richiesta.




Francesco chiese che fosse concesso il perdono completo di tutte le colpe a coloro che, confessati e pentiti, avessero visitato la chiesetta della Porziuncola.

La richiesta fu accordata a condizione di andare a richiederla al Papa, che in quel tempo risiedeva a Perugia.


Lato destro della Porziuncola



Il Papa acconsentì a tale richiesta, concedendo l’indulgenza plenaria legata alla Porziuncola, alle condizioni usuali della Chiesa (Preghiera secondo le intenzioni del Papa, Confessione, Comunione, ecc.).

All’interno della Basilica, vicino alla Porziuncola, troviamo la Cappella del Transito, che è la Cappella nella quale Francesco morì il 3 ottobre del 1226. E’ definita il luogo dell’abbraccio con Sorella Morte, dove il Santo trascorse (sulla nuda terra, secondo la tradizione) gli ultimi giorni della sua vita, ponendo anche fine al Cantico delle Creature.



Cappella del Transito


Molti si chiedono perché la festa di San Francesco si celebra il 4 ottobre quando la sua morte è invece avvenuta il 3 ottobre.

La spiegazione sta nel fatto che Francesco è morto la sera del 3 ottobre, che nell’anno 1226 cadeva di sabato. Ebbene, poiché secondo la liturgia della Chiesa il giorno della domenica inizia al tramonto del sabato (il giorno di festa comincia appunto con i primi vespri del giorno precedente la festa), se Francesco è morto dopo il tramonto del sabato, dal punto di vista liturgico si era già nel giorno di domenica 4 ottobre 1226. Per questo motivo, la festa di San Francesco viene celebrata il 4 ottobre invece che il 3, giorno della sua morte.

Tuttavia, il tre ottobre di ogni anno, al termine dei Vespri, i Frati commemorano solennemente, in questa cappellina, il Transito del Poverello.


Interno della Cappella del Transito


La Cappella del Transito è una piccola costruzione in pietra, quello che rimane di un edificio più grande che, all’epoca di San Francesco, ospitava l’infermeria dei frati; ora questa cappella custodisce il cingolo di san Francesco, ossia il cordone che Francesco portava sul saio.


Cingolo di San Francesco


Il Roseto, che, come abbiamo detto, oggi si trova all’interno della Basilica, allora sorgeva accanto alla cella di San Francesco. Si narra che Francesco si gettò nudo in un roseto spinoso per vincere una tentazione, confidando in Dio. Secondo alcuni, a contatto con il corpo del Santo, il roseto perse tutte le spine senza causargli nessun danno. Secondo altri, non si trattava di un roseto ma di cespugli di rovi, e fu il sangue di Francesco a far cadere i rovi e a far sbocciare le rose.


Roseto di San Francesco

Comunque, quale che sia la vera versione, il Roseto fiorisce ancora oggi senza spine soltanto alla Porziuncola, producendo l’unica e particolare Rosa Canina Assisiensis. Addirittura, secondo l’esperienza di chi ha provato a farlo, questo tipo di rosa, piantata altrove, fiorisce con le spine.

Il Campanile è in stile romanico–gotico.

Pare che la Basilica di Santa Maria degli Angeli sia stata definita la settima chiesa cristiana più grande, non si capisce se in Italia o nel mondo. In ogni caso, è sicuramente uno dei più grandi santuari del cristianesimo.


Fontana dei Pellegrini


Sul lato sinistro esterno della Basilica, troviamo la Fontana dei Pellegrini (detta anche delle 26 cannelle), con 26 prese d’acqua, donata nel 1610 dai Medici di Firenze, a beneficio dei fedeli che si recavano alla Porziuncola per lucrare l’indulgenza legata al Perdono di Assisi. Infatti, secondo le cronache, già prima della costruzione della Basilica, i pellegrini erano talmente numerosi da rendere necessarie delle strutture per l’accoglienza.

Fontana dei Pellegrini di sera


giovedì 18 agosto 2016

MONTE SANT'ANGELO (PUGLIA)

Nella città di Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, si trova il  Santuario di San Michele Arcangelo



Il Santuario di San Michele Arcangelo


Il Santuario sorge su un’altura, circondato dal tipico paesaggio impervio e verdeggiante del Gargano, dove la candida facciata accoglie i pellegrini con due grandi arcate, sovrastate da una nicchia con la statua di San Michele.


L’origine del Santuario di San Michele risale al 490, anno della prima apparizione dell’Arcangelo Michele sul Gargano.  


A partire dal 650, l'area nella quale sorgeva il santuario entrò a far parte dei domini longobardi, direttamente soggetta al Ducato di Benevento.


Il popolo germanico nutriva una particolare venerazione per l'arcangelo Michele, nel quale ritrovava le virtù guerriere un tempo adorate nel loro dio della guerra Wodan, corrispondente al dio germanico Odino, e già a partire dal VII secolo considerò tale luogo come il santuario nazionale dei Longobardi. 


Il  Santuario gode del titolo di Basilica Giubilare eterna, come ha sottolineato il Santo Padre Giovanni Paolo II durante la Sua ultima visita nel 1987.




Il Santuario



 Da molti secoli è meta di innumerevoli pellegrinaggi penitenziali in virtù della grazia dell’ indulgenza plenaria, che si può ottenere con la confessione sacramentale.


Nelle sue apparizioni, San Michele ha promesso che Qui dove la roccia si spalanca i peccati degli uomini possono essere perdonati. Questa infatti è una Casa speciale in cui qualsiasi colpa può essere cancellata, qualsiasi cosa, se chiesta qui nella preghiera ed è per il bene dell’anima richiedente, sarà da me intercessa presso la santissima Trinità ed esaudita.


Nelle tante Sue apparizioni, l’Arcangelo Michele si presenta come il Vigile ed il Custode della Sacra grotta, Lui stesso la consacra e per Sua intercessione dalla Trinità Santissima è concesso il perdono di tutti i peccati.




Statua di San Michele Arcangelo



La Sacra Grotta è stata prescelta da secoli come meta di pellegrinaggi, luogo di preghiera e soprattutto di riconciliazione con Dio.


Infatti, nel corso dei secoli,  si sono recati in visita in questo luogo di culto così antico milioni di pellegrini e numerosi papi (Gelasio I, Leone IX, Urbano II, Alessandro III, Gregorio X, Celestino V, Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II) e sovrani (Ludovico II, Ottone III, Enrico II, Matilde di Canossa, Carlo d'Angiò, Alfonso d'Aragona, Ferdinando il Cattolico).


Anche San Francesco d'Assisi si recò in visita Monte Sant’Angelo per lucrare il perdono angelico,  ma non sentendosi degno di entrare nella Grotta, si  fermò in preghiera e raccoglimento all'ingresso, baciando la terra e incidendo su una pietra il segno di croce in forma di "T" (Tau).


L’Arcangelo Michele è il Principe delle milizie celesti: è tra quelli a cui la Bibbia attribuisce espressamente il titolo di Arcangelo, menzionato nel Libro di Tobia.


Il nome Michele deriva dall'espressione Mi-ka-El che significa Chi è come Dio?  (in latino invece Quis ut Deus), ed indica il suo ministero di combattere il male nelle sue più varie realtà e dare la giusta gloria a Dio.


L'arcangelo Michele, comandante delle milizie celesti, è ricordato per aver difeso la fede in Dio; è colui che per primo si è posto contro Lucifero per difendere Dio dai suoi numerosi attacchi.

Nel calendario liturgico cattolico si festeggia come San Michele Arcangelo il 29 settembre, con San Gabriele Arcangelo e San Raffaele Arcangelo.

Il Suo culto nasce in Terra Santa e si diffonde velocemente anche in oriente.


La Sua venerazione è testimoniata nella Sacra Scrittura già nell’Antico Testamento (ne parla infatti il profeta Daniele), dove si presenta come la guida spirituale del popolo ebraico, il custode difensore di Israele.


All’interno della Grotta, si trovano numerose opere, tra cui la statua di S. Michele, scolpita nel marmo bianco di Carrara da Andrea Contucci (detto anche il Sansovino) nel 1507; la cattedra episcopale (prima metà del secolo XI); la statua di S. Sebastiano (XV secolo); l’altare della Madonna del Perpetuo Soccorso (uno dei più antichi altari della Celeste Basilica), l’altorilievo della SS. Trinità, la statua della Madonna detta di Costantinopoli, il bassorilievo di S. Matteo apostolo ed evangelista.


La parte più suggestiva della Basilica sono le Cripte: sono composte da due ambienti le cui strutture sono state realizzate in due fasi immediatamente successive l’una all’altra.


Le cripte, lunghe circa 60 metri, si sviluppano fin sotto il pavimento della Basilica. In esse sono conservate numerose sculture, provenienti dagli scavi del santuario, dall’ex chiesa di S. Pietro e dalle rovine dell’abbazia benedettina di S. Maria di Pulsano, che risalgono ai secoli VII-VIII fino al secolo XV.


La prima apparizione  di San Michele è detta del "Toro" e risale al 490 d.C., allorquando Elvio Emanuele, ricco possidente di Siponto, smarrì il miglior toro della sua mandria.  Dopo averlo a lungo cercato lo ritrovò all'interno di una impervia grotta. 




Particolare della Grotta


Tuttavia, Elvio non riuscì ad avvicinarsi al suo toro.  Qualcosa gli impediva di entrare, e il toro non ne voleva sapere di uscire. 

Così, preso da un raptus d'ira, Elvio scagliò contro il toro una freccia con l'intenzione di ucciderlo.  La freccia, però, come per miracolo, cambiò direzione, tornò indietro e colpì Elvio ad una gamba. 

Meravigliato Elvio si recò da Lorenzo Maiorano, vescovo di Siponto, per descrivere l’accaduto.


Dopo averlo ascoltato, il vescovo indisse tre giorni di preghiera e di penitenza, al termine dei quali san Michele Arcangelo gli apparve in sogno dicendo: Io sono l'Arcangelo Michele e sto sempre alla presenza di Dio. La caverna è a me sacra, è una mia scelta, io stesso ne sono vigile custode. Là dove si spalanca la roccia, possono essere perdonati i peccati degli uomini.  Quel che sarà chiesto nella preghiera, sarà esaudito.




Particolare della Grotta


La seconda apparizione è detta della "Vittoria" e avvenne due anni dopo, nel 492 d.C, sempre a Siponto,  assediata dagli Eruli, comandati da Odoacre.


Siponto era ridotta allo stremo ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ottenne tre giorni di tregua da Odoacre. 


Gli eruli erano un popolo pagano ed il Vescovo Lorenzo di Maiorano ordinò alla popolazione di pregare e di fare penitenze per avere l'intercessione dell'Arcangelo protettore il popolo di Dio. 


Qui riapparve l'Arcangelo promettendo loro la vittoria. Rincuorati dal messaggio, gli assediati uscirono dalla città dando inizio ad una furiosa battaglia accompagnata da una tempesta di sabbia e grandine che si rovesciò sugli invasori. Questi, spaventati, fuggirono.  In segno di riconoscenza, tutta la popolazione di Siponto salì sul monte in processione. Ancora una volta, però, il vescovo non osò entrare nella grotta.


La terza apparizione è detta della "Meditazione" in quanto è la prima che lascia un segno tangibile della presenza di San Michele Arcangelo. 


Il Vescovo Lorenzo di Maiorano, riconoscente a San Michele Arcangelo per la vittoria contro gli Eruli, aveva ottenuto da Papa Gelasio I il permesso di poter consacrare la grotta in cui San Michele era apparso.


Papa Gelasio I espresse parere positivo sulla vicenda ordinandogli di entrare nella grotta e consacrarla insieme ai vescovi della Puglia dopo un digiuno di penitenza.


Il vescovo eseguì l'ordine, ma l'Arcangelo San Michele apparve per la terza volta annunciando che la cerimonia di consacrazione non sarebbe stata necessaria poiché egli stesso aveva consacrato la grotta con la sua presenza.


Il vescovo ordinò allora la costruzione di una chiesa dinnanzi all'ingresso della grotta che venne dedicata all'Arcangelo Michele il 29 settembre 493.


La sacra grotta rimane fino ai giorni nostri come un luogo di culto mai consacrato da mano umana e ha ricevuto, nel corso dei secoli, il titolo di Celeste Basilica.


Nel 1656, poichè l'Italia meridionale era infestata dalla peste, l'arcivescovo di Lucca, Alfonso Puccinelli, decise di rivolgersi a san Michele con preghiere e digiuni.


 All'alba del 22 settembre, mentre era assorto in preghiera, in una stanza del palazzo vescovile di Monte Sant'Angelo, avvertì come un terremoto e subito dopo San Michele gli apparve ordinandogli di benedire i sassi della sua grotta scolpendo su di essi il segno della croce e le lettere M. A. (Michele Arcangelo).


Chiunque avesse devotamente tenuto con sé quelle pietre sarebbe stato immune dalla peste.


L'arcivescovo eseguì l'ordine dell'Arcangelo e la città fu subito liberata dalla peste. A ricordo del miracolo, l'arcivescovo fece innalzare un monumento al santo nella piazza della città, dove ancora oggi si trova, di fronte al balcone della stanza dove è avvenuta l'apparizione. 


La città di Monte Sant'Angelo è  molto conosciuta anche per il suo particolare tipo di pane, cosiddetto Pane di Monte, che può pesare fino a 6 o 7kg a pagnotta, e che si può mangiare fino a 8/9 giorni da quando è stato sfornato, e per l’ottimo olio extravergine di oliva.

Un dolce caratteristico è rappresentato dalle ostie ripiene, formato da due cialde di ostie con ripieno di mandorle tostate, caramellate con zucchero e miele.

Se ti trovi a Monte Sant’Angelo non puoi lasciarti sfuggire l’opportunità di visitare San Giovanni Rotondo, il paese di Padre Pio, distante appena 25 Km circa.


Molto belli, soprattutto nel periodo estivo, Peschici, Rodi Garganico, Baia di Campi e Mattinata. 

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SAN FRANCESCO DI ASSISI

Assisi è conosciuta in tutto il mondo per il solo fatto di aver dato i natali a San Francesco (il poverello), al Santo tutto serafico in ardore.

Francesco  nacque nel 1182 da Pietro di Bernardone  e da donna Pica.

La bellezza del paesaggio, la cittadina tipicamente medioevale, gli affreschi di Giotto, Cimabue ed altri grandi artisti non bastano a spiegare il fascino di questa terra.

Assisi è una grazia, ha l’impareggiabile privilegio di conservare il mistero di Francesco e Chiara.

 Francesco all'età di 24 anni, dopo una giovinezza spensierata, nella Chiesetta di San Damiano sentì  la chiamata di Cristo a seguirlo e a riparare la sua casa.

La  leggenda narra che nel 1205 san Francesco d'Assisi pregando davanti al crocifisso all'interno della chiesa lo sentì parlare e chiedergli di "riparare la sua casa"; quest’evento segnerà profondamente la vita di Francesco.

Egli rinunciò ad ogni cosa terrena per seguire solamente a Dio. Da allora il serafico san Francesco ebbe un’unica preoccupazione: quella di vivere secondo la regola del santo Vangelo, imitando in tutto Cristo povero e umile.

Francesco disse: “questa è la vita che voglio vivere, abbracciare il Vangelo, viverlo, testimoniarlo in semplicità”.

 Presto lo seguirono Bernardo, Pietro, Leone, Silvestro, Rufino, tutti giovani della nobiltà di Assisi.

Tutti insieme diedero vita ad un nuovo Ordine religioso (1209) che, per umiltà, Francesco chiamò "Ordine dei Frati Minori", e si stabilì prima a Rivotorto e poi a S. Maria degli Angeli.

Fondò anche un secondo Ordine, chiamato delle "Povere Dame" o delle Clarisse, e un Terzo Ordine per coloro che vivono nel mondo.

Per i suoi Frati egli scrisse una regola, che fu poi approvata dal Papa Onorio III nel 1223.

Francesco e i suoi frati andarono ovunque a predicare il Vangelo, nei paesi cristiani e in quelli degli infedeli, con parole semplici ed efficaci, e soprattutto con l'esempio della vita santa.

Il Serafico Padre S. Francesco nutrì, fin dalla sua conversione, una fervidissima devozione a Cristo Crocifisso, devozione che diffuse sempre con le parole e la vita.

Due anni prima della morte, sul monte della Verna, nel settembre del 1224, mentre era immerso nella meditazione, ricevette da Cristo il sommo privilegio delle Stimmate della sua Passione, che lo resero conforme al Crocifisso anche nel corpo.

Benedetto XI concesse all'Ordine Francescano di celebrare annualmente il ricordo.

San Francesco morì a S. Maria degli Angeli, adagiato sulla nuda terra, la sera del 3 ottobre 1226, ripetendo le parole dell'anima che si abbandona alla misericordia di Dio: "Voce mea ad Dominum clamavi..." (salmo 141).


Due anni dopo la sua morte, Gregorio IX lo dichiarò santo e nel 1230 il suo corpo fu tumulato sotto l'altare della nuova Basilica eretta in suo onore.